Signore, noi concordiamo sul fatto che il settore bancario italiano necessita di essere ristrutturato, come Lei suggerisce nel Suo editoriale “Renzi needs to sort out Italy's struggling banks” (del 18 febbraio). Tuttavia, Lei trascura due aspetti: in primo luogo, la ristrutturazione del settore ha già avuto inizio, anche grazie a una serie senza precedenti di misure di riforma, introdotte dal governo; in secondo luogo, la ricaduta delle riforme prende tempo per manifestarsi e noi possiamo soltanto misurare i loro effetti nel mezzo del percorso.

Fra gli inizi del 2015 e gli inizi del 2016 il governo italiano ha introdotto radicali mutamenti nel settore bancario, correlati alle fondazioni bancarie, alle banche mutue di piccole e medie dimensioni, e alle dieci più grandi banche cooperative (le cosiddette popolari). Le riforme stanno già producendo frutti.

Per la maggior parte, le fondazioni bancarie hanno già cambiato i loro statuti e la dismissione delle partecipazioni bancarie che eccedono la soglia di concentrazione è in corso.
Le banche “popolari” si stanno ora mutando in società per azioni, abbracciando uno standard di governance più trasparente ed efficiente, e dando avvio a una fase intensa di fusioni e acquisizioni. Nel corso dei prossimi mesi, banche cooperative di piccole e medie dimensioni dovranno fare una scelta, o unirsi a una holding che annoveri e integri gran parte delle attuali banche di piccole e medie dimensioni o, se sono grandi abbastanza, rivolgersi al regime giuridico delle società per azioni.

Il nuovo sistema sfrutterà economie di scala, consentirà un miglior utilizzo e una migliore allocazione delle qualità, e permetterà un miglior accesso al mercato, migliorando nel contempo la gestione dei prestiti 'non performanti'.

In aggiunta, il governo italiano ha introdotto nuove norme per limitare il numero dei titoli azionari bancari che una fondazione può detenere, e un nuovo regime di tassazione – allineato alle migliori prassi in atto in ambito internazionale – per la svalutazione contabile dei prestiti, assieme a una garanzia pubblica a prezzo di mercato.
“Cotti a metà” o già quasi al traguardo? I mercati stanno ancora prendendo nota del nuovo insieme di norme in base alle quali le banche possono ora gestire i prestiti deteriorati in un tempo assai più breve, cosa che – come ha recentemente detto il Presidente della BCE – costituisce la risorsa più preziosa in queste circostanze.

In dodici mesi l'Italia ha approvato un insieme di riforme che hanno rinnovato radicalmente il quadro d'insieme del sistema bancario.
Occorrerà (del) tempo prima che tali riforme determinino nuovi comportamenti e migliori esiti. Roma non è stata costruita in un unico giorno.
 

Vincenzo La Via
Direttore Generale del Tesoro